Lettura di poesie del 5 aprile 2022
Oggi, tra la prima e la seconda lettura, ci sono stati dei momenti di ricordo di Gabriella Valera, moglie di Ottavio, di cui sentiamo ancora molto la mancanza. Sono stati letti brani da “Lasciami danzare”. Ha cominciato Elena; Ezio ha letto una tenerissima lirica dedicata a angeli e bimbi; Anna ha rievocato memorie di terra, mentre Elisabetta “scopre un po’ di luce”. Mark vede una “fiamma nell’ombra” e “lascia la speranza per viaggiare leggera”. Vittorio “aiuta l’uomo stanco” e lo “copre con il suo scialle”. Oscar “in attesa della morte, con gioia l’attendo, piena d’amore”. Ottavio legge un canto d’amore: “come quando nasce la vita e soffia sulle tue labbra”, “per non dimenticare”. Apre la riunione Elena che, nella prima lettura ci parla della “tenerezza di uno sguardo”, chiedendosi se “potrò vivere il mio domani?”. Al giro di boa della seconda lettura invece “non sa come rivolgersi all’amore”. Isa, invece, leggendo “Radice”, ricorda il padre con la memoria che, come un filo, si srotola e diventa poi oro nel palmo della sua mano. Nella seconda lettura ci ricorda che supereremo la Grande Soglia “ingenui ed entusiasti”. Ezio propone un’analisi della vita dove ormai le vecchie paure e angosce sono solo “panni stesi ad asciugare al sole” e dove il sole stesso fa capolino insieme al profumo dell’amata. La seconda lettura è un breve componimento in rima baciata, quasi una canzone d’amore. Anna legge “Primo Aprile” dove descrive il presente come un “momento sospeso” per il mondo cui lei si ribella e “spera nei sogni e nella solidarietà”. In seconda battuta il suo testo propone immagini e suoni che “evaporano” e “ci si attacca alla vita come ad un ramo”. Elisabetta ci propone (oltre al suo nuovo simpatico cappellino) anche un breve componimento dove “la delicatezza sarà salvezza (forse)”. Poco dopo, alla seconda lettura, sarà “grata ai giardinieri che fanno fiorire l’anima”. Mark legge bei versi ispirati a Trieste e ai suoi splendidi tramonti. Tramonti goduti da “sorrisi che non li vedono” e si chiede se ne abbiano diritto. Sono, forse, degli estranei in casa propria. Alla rilettura ci propone un testo dove la Poesia diventa quasi “un’arma bianca che ha paura”. Cinzia propone un breve e divertente gioco di parole poetico tra amante e amato ambientato tra molo Audace e Bora (lo mollo sul molo o lo butto a mollo?). Successivamente ci legge un’allegra poesia, totalmente demenziale, in rima baciata. Vittorio ci legge un lungo e poetico testo di prosa costruito come un blues. Per lui il “blues è donna che entra nel cuore per condividere momenti di dolce malinconia”. Il “blues è luna, bollicine, musica e … sesso”. Alla rilettura un altro testo di prosa poetica dove “passato e presente giocano a mosca-cieca” e dove “l’attimo fuggente è diventato vecchio”. Oscar legge “Tacco 12”, una delle sue liriche dove le parole si inseguono apparentemente senza un nesso logico ma che contengono spesso sferzanti critiche alla società. Guardando gli album di famiglia, infatti, ci si “perde tra i destini”, le parole sono “in libertà e urlate o sussurrate” e dove “il morto risorge – AMEN”. Nel suo secondo testo Oscar vede “se stesso sotto mentite spoglie”. Ottavio chiude il ciclo leggendo una tenera lirica (affiancata da una bella incisione) in cui riporta “ricordi salmastri” di un padre pescatore, tragicamente scomparso. Il padre non c’è più ma il mare è “quello di sempre” e la nostra vita, come una barca, resta legata alla bitta dei ricordi, rosa da vento e salsedine. Alla fine della serata chiude le letture con un testo in cui ricorda serate di shopping con la moglie dove “vetrine noiose riflettono il tuo sorriso e la mia gioia”.
a cura di EZIO SOLVESI