Anche oggi i nostri poeti hanno seminato in un terreno fertile e ricettivo: versi, sentimenti, percorsi.
Non sappiamo se chi legge le pagine di questo sito può dai nostri cenni assaporare qualcosa di ciò che tra noi avviene, nel segno della poesia. Noi ce lo auguriamo perché il seme verdeggi anche all’esterno, fuori dagli spazi dei nostri incontri.
Ottavio (Gruber) s’incontra col vento per attendere la sua sposa, il momento in cui la rivedrà tornare dal lavoro verso il quale la mattina l’accompagna, immaginandola pensosa sul treno che va.
La sua poesia è fatta d’amore, di incisive immagini e di ricordi (nella seconda poesia letta torna il ricordo di un amico, la tenera sottile sofferenza che unisce la vita e la morte).
Così Vittorio (Comisso): a tempo di rap, con straordinaria forza, esprime la dolorosa sensazione di un progressivo decadimento del pensiero; il verseggiare incalza quasi si avvolge nella ripetizione “sassi.. sassi” che si accompagna ad altre “pensa, pensa), (parla… parla): Sottolinea alla fine quanto stia diventando per lui penoso guardare il mondo con le sue indicibili e inspiegabili nefandezze.
Nunzia “ritorna alla vita” (così il titolo della sua poesia): “Ero circondata da un vuoto oscuro e attraente,/ Ma una luce inaspettata e innocente/ ha deciso di guidarmi, senza sapere chi fossi e da dove venissi”. Il suo personalissimo attraversare contrasti è particolarmente intenso in questi versi, nella oscurità che attrae, di una ferita che può essere curata e dare non solo sollievo infin, ma anche profondità di comprensione. Giuseppe accanto a lei legge una poesia d’amore di Ikmet.
I versi di Elena (Giacomin) accompagnano la sua meditazione su ciò che è sbagliato ma l’amore tutto ricrea in un vagheggiato tempo d’ottobre
E’ TUTTO SBAGLIATO
E’ tutto sbagliato
se guardo da questo ponte
lo scorrere del fiume verso la foce:
è sbagliato l’amore
perché imprigiona,
è sbagliata la vita
perché è limitata,
è sbagliato il sogno
che si spegne al mattino.
Ma se ti guardo,
ecco che amore vita sogno
si racchiudono nel tuo sorriso
e allora lascio il mio pensiero
scivolare sulle acque.
alla ricerca del nuovo mare.
“E’ tempo di essere roccia”, scrive Gabriella (Valera) passando dai paesaggi marini dei ricordi, dal fluire della vita alla solidità dell’accettazione e della lotta.
Un momento davvero bello del nostro incontro è stata la lettura di Mark (Veznaver) che dopo proposto una poesia della sua amata Emily Dickinson ha letto anche la poesia di una sua giovane amica (già da noi presentata con un suo romanzo).
Sveva Nistri non era con noi ma i suoi versi ispirati dalla visione di una statua ci hanno colpito.
Non piangere,
oh Donna di bronzo,
che gli abissi ricordano
le ere che vennero.
Atlantide è sommersa,
oh Donna di lacrime,
Roma è caduta
e Costantinopoli bruciata.
Ma il mondo di un futuro di fumo
ancora si inchina
all’arte di un tempo perduto.
E infin Libera: diventa interessante nella sua “meravigliosità”.